IL RAGAZZO
CON IL LIBRO SOTTO
IL BRACCIO
Il film narra la ricostruzione
delle vicende di Nildo Menin, uno delle migliaia degli IMI (Internati Militari Italiani) costretto a lavorare per la Germania nazista alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la storia di un nipote che crede di conoscere tutto della vita del nonno e che invece scopre che il suo passato più remoto gli è del tutto sconosciuto e che il tempo che resta per scoprirlo e per farselo raccontare, è poco.
Genere: biografico - documentario
Regia: Simone Menin
Attori: Nildo Fedele Menin, Daniele Ceschin, Rosina Zucco, Klaus Mai, Gabriele Hammermann
Durata: 78 Min
Nildo Menin ha 19 anni quando viene strappato dalla sua terra, il Veneto, e messo su un treno con destinazione sconosciuta. A raccontare la sua storia in “Il ragazzo con il libro sotto il braccio” (prodotto da Wow Tapes) in onda su History Channel il 28 agosto alle 21.50 è Simone Menin. Proprio grazie ai racconti del nonno, il giovane regista classe 1986 ha scoperto la storia di uno dei migliaia di IMI (Internati Militari Italiani, in tedesco Italienische Militärinternierte, come vennero chiamati dalle autorità tedesche i soldati italiani catturati e deportati in Germania in seguito alla proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943) costretto a lavorare per la Germani nazista alla fine della Seconda guerra mondiale
Cinquecentomila non fecero mai ritorno a casa).
“Sapevo che il nonno Nildo era stato un carabiniere in gioventù, che aveva vissuto gli anni della bonifica della palude pontina e del regime fascista, ma non come fosse finito in Germania e perché fosse stato prigioniero. Anche mio padre ne sapeva poco o nulla, perché di questi argomenti non si era mai parlato in famiglia. Un giorno il nonno mi disse di avere un diario che aveva scritto durante la prigionia, lo fece leggere a me per primo. Ho iniziato così a studiare la storia degli IMI, mettendo in relazione le storie scritte da Nildo con le testimonianze storiche di altri sopravvissuti; si è aperto per me un mondo nuovo, e ho iniziato a scoprire una storia invisibile che per troppo tempo era rimasta nascosta e che doveva essere raccontata. Nonno è scomparso poche settimane dopo aver visto insieme a me il documentario, come se avesse sentito che, una volta rivista tutta la sua vita e averla affidata alla mia memoria, abbia sentito di potersene andare, a 98 anni”, racconta Menin.
Il regista ha scoperto la storia di un uomo, suo nonno, strappato dalla sua vita e costretto ai lavori forzati in Germania nelle condizioni più umilianti. La storia di un uomo che, nel suo diario, nascosto per decenni, ha continuato – anche sotto i bombardamenti – a scrivere le sue memorie, l’arma più potente contro chi voleva togliergli la sua umanità. Un uomo che racconta la lotta quotidiana per sopravvivere e resistere.
Nildo Menin ha solo 19 anni quando viene strappato dalla sua terra e messo su un
treno, con destinazione sconosciuta.
È il 7 ottobre del 1943. Nildo si è arruolato da poco nell’Arma dei Carabinieri. Quella mattina è stato convocato in caserma, in quella che si rivelerà come un’imboscata. Lui e i suoi commilitoni vengono arrestati e caricati su un treno dalle SS.
Dopo 14 giorni di viaggio in condizioni estreme, il treno si ferma nel campo di prigionia di Moosburg.
Internati Militari Italiani, così li chiamavano i nazisti. Non semplici prigionieri ma schiavi, costretti ai lavori forzati in un ambiente disumano.
Durante i suoi due anni di detenzione, Nildo non ha mai smesso di scrivere sul suo diario. Gli altri prigionieri lo chiamavano “il ragazzo con il libro sotto il braccio”. Su quelle pagine Nildo annota tutto, ogni singolo bombardamento, ogni pezzo di pane
che riusciva a recuperare. Racconta la vita da prigioniero, la strana società alternativa che si era creata nel campo, la sua lotta quotidiana per sopravvivere.
Nildo se ne è andato il 1° agosto 2022, all'età di 98 anni. Nell'ultimo periodo della sua vita ha deciso di raccontare la sua storia.
In “Il ragazzo con il libro sotto il braccio” ripercorriamo gli eventi della prigionia di Nildo, con il contributo di storici ed esperti, allo scopo di fare luce sulla storia, ancora poco conosciuta, degli Internati Militari Italiani.
GLI ANNI DELLA PRIGIONIA
Nildo e tutta la sua squadra, così come altri 800mila italiani, sono caricati sui
treni diretti in Germania. Dopo 15 giorni di viaggio il convoglio si ferma a Moosburg, nello Stalag VII-A, un campo adibito allo smistamento dei prigionieri.
Dopo qualche settimana, viene trasferito a Monaco, dove lavora nella fabbrica di armamenti Neumeyer.
Per due lunghi anni, Nildo è costretto ai lavori forzati per il regime nazista, in qualità di Internato Militare Italiano. Per tutta la durata della prigionia scrive un diario.
Nell’aprile del 1945, all’arrivo delle forze alleate a Monaco, Nildo riesce a lasciare il campo e spera di poter tornare in Italia, ma viene invece arruolato dall’esercito americano con funzioni di ordine pubblico e resta in Germania per altri due mesi. Nel luglio del 1945 inizia un lungo viaggio con vari mezzi di trasporto per
tornare a casa.
Nildo ricomincia la sua vita in Italia. Continua a fare il Carabiniere fino al 1947, quando, stanco della vita militare, decide di andare in congedo. Si reinventa praticando svariati mestieri: l’assicuratore, il mediatore di controversie fra privati, il
mercante di stoffe.
Nel 1948 si sposa con Valeria, la ragazza che lo ha atteso per due anni durante la guerra... Staranno insieme per tutta la vita.
Dal 1960 lavora nella squadra di sorveglianza della nuova centrale nucleare di Latina. Continuerà a svolgere questo mestiere fino alla pensione.
Seguendo la sua passione per il mare e per la pesca si compra una barca, la Little Rock, che per 40 anni sarà una sua fedele compagna.
Nel 2017 viene insignito dell'onorificenza di Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana. È il primo riconoscimento ricevuto dallo Stato per il contributo fornito al suo Paese. Per la prima volta Nildo trova la forza di ricordare gli anni della
prigionia. Comincia a raccontare la sua storia al nipote Simone che decide di realizzare un documentario su di lui.
Gli Internati Militari Italiani (IMI) sono i militari, ufficiali, sottufficiali e soldati, che furono catturati dopo l’8 settembre in Italia e su tutti i fronti di guerra dove fino
a quel momento avevano combattuto a fianco dei tedeschi come alleati.
Posti davanti alla scelta di passare dalla parte tedesca e combattere nella
Wehrmacht o con le SS, rifiutarono in massa e, dopo la costituzione della
Repubblica Sociale Italiana, si rifiutarono anche di aderire a quest’ultima,
mantenendo fede al giuramento prestato al Re, che rappresentava lo Stato
italiano legittimo, e pertanto furono deportati in Germania.
In quanto considerati traditori “badogliani”, fu loro tolto lo “status” di
prigionieri di guerra, e attribuito quello di “internati”. Come tali non godevano
della protezione degli accordi internazionali, primo tra tutti la Convenzione di
Ginevra, e neppure della tutela della Croce Rossa Internazionale e delle altre
organizzazioni umanitarie. Nei campi di concentramento furono sottoposti a
lavoro “coatto”, ma a fronte di fame, sevizie, e umiliazioni di ogni tipo,
continuarono ad opporsi ad ogni forma di collaborazione con i nazifascisti.
Con il loro NO pagarono pesantemente la fedeltà al giuramento prestato
all’Italia. In totale furono circa 700mila, una gran parte del Regio esercito.
Oltre 50mila morirono nei campi, altrettanti al ritorno in patria per malattie
contratte in prigionia. Per approfondimenti è possibile consultare il sito ufficiale :nildo.it TORNA ALLA HOME PAGE
foto e filmati ricordo della serata IL RAGAZZO CON IL LIBRO SOTTO IL BRACCIO
Rivergaro Casa Del Popolo giovedì 27 ore 21:00
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