A COMPLETE UNKNOWN venerdì 31: ore 21:00 sabato 1: ore 16:00 - 21:00 domenica 2: ore 16:00 sabato 8, domenica 9: ore 18:30 #ACompleteUnknownIlFilm

A COMPLETE UNKNOWN

 

A Complete Unknown, il film diretto da James Mangold, è ambientato nella New York degli anni 60 dove un musicista diciannovenne del Minnesota, Bob Dylan (Timothée Chalamet), si sta affermando come cantante folk. Seguiamo le sue esibizioni nelle sale da concerto della Grande Mela e assistiamo sua rapidissima ascesa verso la cima delle classifiche. Grazie all'inconfondibile fascino delle sue canzoni, la sua popolarità travalica presto i confini del Nord America regalandogli un successo mondiale. Il suo straordinario percorso artistico di quegli anni culmina con la rivoluzionaria esibizione rock and roll al Newport Folk Festival nel 1965.

 

Genere: Biografico, Musicale

 

Regia: James Mangold

 

Attori: Timothée Chalamet, Edward Norton, Elle Fanning, Monica Barbaro, Boyd Holbrook, Scoot McNairy, Dan Fogler, Will Harrison, P.J. Byrne, Nick Pupo, Big Bill Morganfield, Laura Kariuki, Eric Berryman, David Alan Basche, Joe Tippett, Charlie Tahan, Michael Chernus, Norbert Leo Butz, Kayli Carter

 

Durata:141 min

 

Critica: Non (solo) un biopic su Bob Dylan ma un viaggio nell’America d’inizio anni ’60 e nel cinema americano. Il regista supera addirittura sé stesso dopo il grandioso Walk the Line. Di straripante bellezza.

1961. Al capezzale di Woody Guthrie, cantante folk in fin di vita, si presenta un ragazzo del Minnesota, Robert Zimmerman, che si fa chiamare Bob Dylan. Woody e l'amico Pete Seeger lo ascoltano suonare e capiscono di avere a che fare con un talento raro. Dylan si fa strada rapidamente nella scena newyorchese del Greenwich Village e diviene un artista folk adorato per la sua capacità di unire una musicalità innata a temi di protesta che non fanno sconti al sistema. Si lega sentimentalmente a Sylvie Russo, ma la tradisce con Joan Baez, altro talento della scena folk. Fino al 1965, anno della svolta "elettrica", in cui Dylan suona con un gruppo rock e abbandona i testi impregnati di messaggi politici in favore di un lirismo surreale tra Rimbaud e Dylan Thomas. La comunità di Greenwich Village lo considera un traditore, ma il mondo è ormai ai suoi piedi.

"Chi vorresti essere? Tutto ciò che non vogliono che io sia". Attorno a questa frase già di culto ruota tutta l'operazione di A Complete Unknown, basato sul libro di Elijah Wald "Dylan Goes Electric!" e approvato in fase di sceneggiatura da Dylan stesso.

A Complete Unknown ha un taglio principalmente pittorico, esaltato dalla fotografia di Phedon Papamichael che è diventato l’altro occhio di Mangold così come lo è anche per Alexander Payne. In Renoir la pittura degli impressionisti si rianimava, usciva fuori dalla cornice del quadro e riprendeva movimento. Qui Bob Dylan esce fuori dalla sua icona, principalmente cinematografica prima che musicale, già immortalata da Sam Peckinpah (Pat Garrett e Billy the Kid) e soprattutto da Todd Haynes nel suo film più bello, Io non sono qui.

Dal 1961 al 1965. Parte il viaggio di Bob Dylan: l’incontro determinante con Woody Guthrie, l’arrivo a New York, la scalata al successo e l’edizione del Newport Folk Festival del 1965 dove c’è stata la svolta. Lì, il 25 luglio, il pubblico lo ha fischiato quando non ha apprezzato i nuovi brani di Highway 61 Revisited in cui è incluso anche Like a Rolling Stones, canzone di sei minuti che è tra le tappe decisive di tutta la musica di Dylan. Il suo personaggio è introdotto all’inizio a Guthrie da Pete Seeger, tra i più conosciuti folk-singer statunitensi dove Edward Norton è di una bravura mostruosa. A Complete Unknown non è un biopic o, almeno non soltanto. Sembra vagabondare sulle note della musica di Dylan e portarci lontano.

Timothée Chalamet, dietro gli occhiali da sole, non sembra vedere mai la luce. Con gli occhi spesso leggermente abbassati, con la sigaretta in bocca, non interpreta ma assiste anche lui alla mutazione (musicale, esistenziale) di Dylan. Dalla notte al giorno e ancora la notte. Si muove quasi in silenzio.

E poi c’è la sua camminata con la chitarra in spalla e la corsa in moto Triumph, macchina del tempo con cui cavalca la storia degli Stati Uniti di quegli anni, dalla rivolta delle minoranze nere, all’omicidio di Kennedy fino al blackout e la paura della ‘fine del mondo’ con il rischio della guerra nucleare. In quest’ultimo caso A Complete Unknown fa una delle grandiose deviazioni della filmografia di Mangold e il film diventa una specie di thriller fantascientifico. Ma non c’è solo il cinema. Si è davanti prima di tutto all’illusone di un film-concerto. Con la sola differenza che continua anche se si è scesi dal palco e ci si trova da tutt’altra parte: in un negozio di dischi, a casa con Sylvie, per strada quando Dylan sale velocemente su un taxi quando è inseguito dai fans.

Mangold ha superato sé stesso. Quando l’amore brucia l’anima. Walk the Line era già strepitoso. A Complete Unknown lo è ancora di più. Dettagliato nei particolari, ma anche sfuggente, e pieno di una passione inebriante. Quando è finito, dopo circa due ore e venti di durata, è stato come un brusco risveglio. Perché quel flusso musicale ma anche sonoro, ha alterato tutte le percezioni. Con lo spazio. Con il tempo. È un risveglio brusco proprio come quello alla fine di Strange Days di Kathryn Bigelow, dove l’elemento sonoro e l’immagine diventano una cosa sola. Anche sotto questo aspetto, A Complete Unknown dialoga continuamente con Walk the Line. Non un sequel ma un incrocio. Bob parla per la prima volta a Pete di Johnny Cash quando sono in macchina, poi c’è una lettera di ammirazione e infine l’incontro. La scena a Newport in cui Johnny porge la chitarra a Bob mostra non solo come il cinema di Mangold non ha bisogno di neanche un dialogo perché può parlare solo coi gesti, ma è un illusorio, bellissimo ponte tra i due film. In A Complete Unknown ‘l’amore (non) brucia l’anima’, ma diventa solo il passaggio tra il passato (ogni silenzio di Woodie Guthrie è più ricco di mille testimonianze sulla tradizione della musica folk) e il futuro. Il finale in moto potrebbe essere anche una visione alla George Miller della saga di Mad Max. Illusione? Ipnosi? Chissà. Poi certo, c’è il seguito, il Nobel per la letteratura. Ma questa è un’altra storia, forse un altro film.

Joan Baez e Bob Dylan cantano insieme Blowin’ in the Wind. Oltre alla musica, i corpi. A Complete Unknown cattura ‘l’attimo fuggente’, lo amplifica e lo dilata. Dietro a questa scena c’è un cinema che celebra la bellezza assoluta. Dell’arte, della vita, degli attori. Oltre che con Guadagnino, qui Chalamet sembra una star anni ’40, così come una bravissima Elle Fanning nei panni di Sylvie e Monica Barbaro in quelli di Joan Baez che ogni volta che compare nell’inquadratura provoca un terremoto ed era già stata una stella col ruolo del tenente Natasha “Phoenix” Trace in Top Gun: Maverick. Si, c’è la Hollywood classica (ancora!) ma anche i richiami Nouvelle Vague (siamo all’inizio degli anni ’60) dove ogni gesto seduzione bacio scontro addio mostravano una continua morte e rinascita. Della vita e del cinema. A Complete Unknown è di una bellezza straripante, che si scorge dappertutto. Un atto d’amore assoluto.  TORNA ALLA HOME PAGE