
IL NIBBIO
Il Nibbio racconta i ventotto giorni precedenti i tragici eventi del 4 marzo del 2005, quando Nicola Calipari, Alto Dirigente del SISMI, sacrificò la propria vita per salvare quella della giornalista de “il manifesto” Giuliana Sgrena, rapita in Iraq da una cellula terroristica. Il film intreccia azione e umanità, ricordando un uomo che ha messo tutto in gioco per il valore della vita. Il suo omicidio resta ancora senza colpevoli.
La produzione del film “Il Nibbio” è stata possibile grazie al contributo della famiglia Calipari. Il progetto ha ricevuto il Patrocinio della Presidenza del Consiglio e il supporto di istituzioni come il DIS (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza), l’AISE, la Polizia di Stato, la Prefettura e la Questura di Roma. Infine, la Fondazione Med-Or, come partner culturale, ha contribuito alla valorizzazione del film.
Genere: Drammatico, Biografico
Regia: Alessandro Tonda
Attori: Claudio Santamaria, Sonia Bergamasco, Anna Ferzetti, Massimiliano Rossi, Andrea Giannini, Marta Giovannozzi, Maurizio Tesei, Beniamino Marcone, Sergio Romano, Biagio Forestieri, Antonio Zavatteri, Jerry Mastrodomenico, Beatrice De Mei, Tommaso Ricucci, Silvia Degrandi, Alessandro Pacioni, Yonv Joseph, Fethi Nouri, Lorenzo Pozzan
Durata: 108 min
Critica: La vicenda Sgrena come una solida e doverosa spy story. che si segue con facilità e amarezza.
4 febbraio 2005. Nicola Calipari, alto dirigente del SISMI, sta partendo per una vacanza con la moglie e i due figli, quando viene richiamato a Roma perché la giornalista de Il Manifesto Giuliana Sgrena è stata rapita a Baghdad, al suo ritorno da una visita ad un campo profughi, da quello che si scoprirà essere un commando sunnita. Per 28 giorni Calipari, soprannominato "il Nibbio", dovrà fare la spola fra l'Iraq presidiato dall'esercito statunitense e la dirigenza dei Servizi Segreti nel tentativo di ottenere la liberazione di Sgrena.
Il ricordo dell'uccisione del giornalista Enzo Baldoni, avvenuta sempre in Iraq l'anno precedente, è ancora fresco e doloroso, e Calipari farà di tutto per assicurarsi che quella storia non si ripeta, cercando di trattare il rientro di Sgrena senza commettere errori e unendo le forze con il direttore di Il Manifesto, il compagno di Sgrena e alcune alte cariche istituzionali. Ma il destino, e l'incompetenza di certi uomini, non saranno altrettanto attenti e rispettosi nei suoi confronti.
Il Nibbio compie un'operazione doverosa nel ricordare un uomo perbene e un professionista rigoroso, scevro da personalismi e presenzialismi, un po' come aveva fatto Michele Placido con Giorgio Ambrosoli in Un eroe borghese.
La regia è del quarantenne Alessandro Tonda, che sa gestire bene le scene d'azione all'interno di un immaginario cinematografico global (il suo esordio al lungometraggio, The Shift, era girato in Belgio e interpretato da un cast internazionale). Tonda mette in scena la vicenda Sgrena come una spy story, virando in toni grigi e seppia e dirigendo gli attori come il cast di un thriller mitteleuropeo. La sceneggiatura di Sandro Petraglia, scritta "a mestiere" su un soggetto suo e di Davide Cosco e Lorenzo Bagnatori, scansa il melodramma e punta alla caratterizzazione di Calipari come un uomo di famiglia e di coscienza, evitando ogni superomismo.
Il risultato è un racconto solido che si segue con facilità, anche se con amarezza, ben sostenuto dalle interpretazioni di Claudio Santamaria nei panni del Nibbio e di Sonia Bergamasco in quelli sgomenti di Giuliana Sgrena. Nota di merito per Anna Ferzetti nel ruolo della moglie di Calipari e soprattutto per Beatrice De Mei che interpreta con naturalezza la figlia diciottenne, polemica e affettuosa al punto giusto. I cattivi, in questa rappresentazione, sono gli americani, dei quali si sottolineano l'arroganza e l'inettitudine, e il capo della Croce Rossa, intento a disturbare maldestramente (e dannosamente) la camminata sulle uova di Calipari.
La figura di Calipari emerge come un baluardo di buon senso e intelligenza diplomatica, un uomo la cui parola, credibilità e coerenza sono state moneta preziosa nel corso di rapporti delicati e trattative spinose, e altruistica garanzia di protezione per la giornalista rapita. Il ricordarci che esistono figure istituzionali di questa caratura, in un momento in cui latitano gravemente, è un merito indiscutibile del film
IL RAPIMENTO DI GIULIANA SGRENA
4 febbraio 2005 Giuliana Sgrena viene rapita dall’organizzazione del
Jihād islamico mentre si trova a Baghdad, in Iraq, per realizzare una serie di reportage per il suo giornale
7 febbraio Annuncio via internet, da parte dell'organizzazione terroristica, di una prossima liberazione della cronista. L’ annuncio si rileva poi infondato
10 febbraio L'"Organizzazione del Jihād islamico" reitera l’ultimatum al governo italiano: ritirare entro quarantott'ore le truppe dall'Iraq
16 febbraio Giuliana Sgrena appare in un video fatto pervenire della
Associated Press di Baghdad. In un messaggio invoca il ritiro del contingente italiano e ammonisce affinché nessuno - neppure della stampa - si rechi in Iraq.
19 febbraio Manifestazione a Roma cui partecipano cinquecentomila persone, presenti leader dell'opposizione di centro sinistra, assenti esponenti del governo. Al-Jazeera e Al-Arabiya trasmettono il video che raccoglie le foto di Giuliana Sgrena scattate ai bambini iracheni colpiti dalle bombe a grappolo statunitensi.
21 febbraio Gli inviati stampa italiani lasciano Bagdad su invito dei servizi segreti.
24 febbraio Riaffiora - ad opera della TV irachena, Al-Sharqia - la voce
di una prossima liberazione di Sgrena
4 marzo Giuliana Sgrena viene liberata grazie alla mediazione dei
servizi segreti militari italiani. Durante il trasferimento all'aeroporto di Baghdad, l'auto sulla quale viaggia, viene investita da una pioggia di colpi sparati da parte dei soldati statunitensi. Uno dei funzionari del SISMI a bordo
dell'auto, Nicola Calipari, rimane ucciso sul colpo, raggiunto da un proiettile alla testa nel tentativo di proteggere la giornalista.
In molti, negli ultimi anni, hanno provato a sviluppare opere audiovisive su Nicola Calipari, ma Il Nibbio è il primo progetto a trovare pieno sostegno da tutte le parti in causa della vicenda narrata, in particolare quello della famiglia di Calipari.
A consentirlo è l’onestà, la serietà con cui il film approccia il personaggio di
Calipari e la drammatica vicenda storica cui la sua figura è legata
nell’immaginario collettivo: il rapimento in Iraq della giornalista de “il
manifesto” Giuliana Sgrena nel 2005. Calipari fu l’assoluto protagonista della
liberazione di Sgrena, ma pagò con la morte quella missione proprio quando
sembrava che tutto si stesse risolvendo per il meglio.
Una tale precisione e accuratezza del racconto è stata possibile anche grazie
al sostegno, nel corso dello sviluppo, dell’Autorità per la sicurezza nazionale
della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Il Nibbio concentra il suo arco narrativo nei 28 giorni compresi tra il
rapimento della giornalista, a opera di una cellula terroristica, e la sua
liberazione, corrispondente alla morte di Calipari, portando finalmente sullo schermo un pezzo tragico e significativo della storia italiana recente, ancora vivido nella memoria di molti.
Tuttavia, il racconto di quelle tragiche settimane restituisce un ritratto molto
più ad ampio spettro della figura di Calipari: un importante, illuminato
innovatore del modo di operare dei Servizi Segreti italiani. Da Vicedirettore
operativo del SISMI e responsabile delle operazioni in Iraq, nei primi anni
duemila, Calipari ha infatti affermato una linea strategica non più prona
all’interventismo statunitense, ma che mettesse sempre al primo posto la
difesa della vita e il perseguimento della pace. Proprio grazie a questo
approccio, prima della liberazione di Sgrena, ottenne nel 2004 il rilascio delle
due volontarie italiane Simona Pari e Simona Torretta. Calipari ha dimostrato
una visione geopolitica ampia e globalista, in anticipo sui tempi e che proprio
per questo non tutti compresero e sostennero da subito.
Il Nibbio diventa così anche un’occasione per esplorare con coraggio e
lucidità determinati rapporti di potere, illustrando scenari in cui forze
opposte si scontrano in luoghi devastati dalla guerra e dalla povertà. Tutto
ciò risuona con forza nel nostro presente, rendendo la storia, dopo vent’anni,
ancora estremamente attuale.
La storia di Nicola Calipari viene raccontata con realismo e sensibilità,
rispettando la tragica realtà degli eventi e adottando, di conseguenza, uno
stile di regia sobrio.
La qualità dell’opera poggia, in primo luogo, sulla maestria e sapienza di uno
degli sceneggiatori più considerati e premiati della storia dell’audiovisivo
italiano, Sandro Petraglia. Al talento e doti tecniche indiscutibili, Petraglia
aggiunge una spiccata attitudine al racconto del reale e della storia (si pensi
a Romanzo di una strage o Perlasca, ma anche ai più recenti L’Oriana, La
guerra è finita, L’ombra di Caravaggio) che sposa perfettamente la necessità
di aderenza ai fatti realmente accaduti che un progetto come Il Nibbio
impone.
Importante e prezioso, per la scrittura, è anche il contributo di Lorenzo
Bagnatori, co-autore del soggetto e collaboratore alla sceneggiatura, uno dei
giovani autori più promettenti del panorama italiano e a sua volta molto
attento alla rappresentazione della realtà.
Alla regia Alessandro Tonda rappresenta una garanzia tanto per la
valorizzazione della componente action e spy del film, quanto, ancora una
volta, per una messa in scena onesta, autentica, non solo in senso storico ma
anche nella cifra stilistica e nel look.
La scelta del cast principale, a cominciare dall’attore Claudio Santamaria che
interpreta Nicola Calipari, ambisce agli stessi standard di eccellenza,
guardando sì alla popolarità degli interpreti e alla loro capacità di attrarre il
pubblico, ma soprattutto al valore artistico che sono in grado di aggiungere
al film e alla loro sintonia con il progetto. Lo stesso approccio vale per Sonia
Bergamasco (Nastro d’argento per La meglio gioventù e Premio Ubu
Migliore attrice per Chi ha paura di Virginia Woolf?), per l'importante e
difficile ruolo di Giuliana Sgrena e per l’autore delle musiche del film Paolo
Vivaldi (Non essere cattivo, Il contagio).
Il team di produzione ha dedicato un impegno straordinario per restituire al
pubblico la cruda realtà della Baghdad del tempo, ricostruita attraverso un
attento lavoro di scenografia e complessi sforzi produttivi. Questo progetto
rappresenta una sfida non banale, non solo per le intense sequenze action,
ma soprattutto per l’ambientazione che vede coinvolte ampie porzioni del
film girate in contesti mediorientali, come l'Iraq e Dubai. Per restituire
l’autenticità di questi luoghi, la produzione ha considerato attentamente e
scelto il Marocco come la location ideale per ricostruire fedelmente gli
scenari di Baghdad, operando scelte che permettessero di trasportare gli
spettatori in un contesto realistico e coinvolgente. TORNA ALLA HOME PAGE