
NO OTHER LAND
Basel Adra, un giovane attivista palestinese di Masafer Yatta, combatte fin dall’infanzia contro l’espulsione di massa della sua comunità da parte dell’occupazione israeliana. Basel documenta la graduale cancellazione di Masafer Yatta, mentre i soldati dell'IDF distruggono le case delle famiglie: il più grande atto di trasferimento forzato mai effettuato nella Cisgiordania occupata. Nel dramma, Basel incrocia il suo cammino con Yuval, un giornalista israeliano che si unisce alla sua lotta, e per oltre mezzo decennio combattono insieme contro l’espulsione, avvicinandosi sempre di più. Il legame è segnato dalla profonda disuguaglianza tra loro: Basel, che vive sotto una brutale occupazione militare, e Yuval, libero e senza restrizioni.
Wanted Cinema, con il patrocinio di Amnesty International Italia, è lieta di presentare No Other Land (2024), premiato alla Berlinale 2024 e agli EFA (European Film Awards) 2024 e vincitore agli Oscar 2025 come Miglior Documentario. Questo film, realizzato da un collettivo palestinese-israeliano di quattro giovani attivisti, è stato co-creato durante i tempi più bui e spaventosi della regione, come atto di resistenza creativa contro l’Apartheid e come ricerca di un cammino verso l’uguaglianza e la giustizia.
Genere: Documentario
Regia: Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham, Rachel Szor
Durata: 96 min
Musiche: Julius Pollux Rothlaender
Critica: La storia di amicizia tra l'attivista palestinese Basel e il giornalista israeliano Yuval. Il film vincitore come miglior documentario ai Premi Oscar 2025, 1 candidatura al Festival di Berlino, 1 candidatura a BAFTA, 2 candidature e vinto un premio ai European Film Awards, Il film è stato premiato a National Board, 1 candidatura a Spirit Awards, 2 candidature e vinto un premio ai NSFC Awards.
No Other Land apre gli occhi sul dramma che si sta compiendo in Cisgiordania e oltrepassa lo schermo per arrivare dritto alle coscienze e offrire una lezione di amicizia e resistenza alle nuove generazioni. Un messaggio che sposa principi e intenti di Amnesty International, che patrocina il film con la seguente motivazione: In questa storia di resistenza comunitaria e di amicizia fra un attivista palestinese e un giornalista israeliano emergono con forza la divisione istituzionalizzata, il fatto che per alcune persone ci sono diritti e per altre meno, che una parte della popolazione vive con un senso di precarietà assoluto. Questo film mostra e racconta l'occupazione e la prevaricazione quotidiane, che hanno creato un sistema insicuro per tutti, devastante per troppi.
Un documento straordinario di denuncia delle demolizioni volute da Israele in alcuni villaggi della Cisgiordania.
Masafer Yatta è un agglomerato di venti villaggi al confine sud della Cisgiordania. In questa comunità, che si regge su un'economia di tipo agricolo, alcuni villaggi sono così antichi che conservano ancora alcune grotte, tuttora abitate. Purtroppo, perché le nuove case edificate vengono sistematicamente distrutte dalle ruspe. Il primo ricordo di Basel Adra, che qui è nato nel 1996, è l'arresto di suo padre, mentre protestava contro gli espropri voluti dallo Stato di Israele, che di quel territorio sostiene di aver diritto di fare zona di addestramento militare. Una violenza che va avanti da decenni, e che Basel e altri hanno iniziato a filmare autonomamente, a rischio della propria vita. Per mostrare al resto del mondo, tramite quelle testimonianze video strazianti e inequivocabili, l'ingiustizia e l'oppressione che continuano a subire. Anche Yuval Abraham, giornalista israeliano e amico di Basel, scrive delle demolizioni, sperando di attirare l'attenzione, dentro e fuori la sua nazione. Ma mentre gli israeliani possono muoversi liberamente, gli abitanti di Masafer Yatta non possono lasciare la Cisgiordania. "Non abbiamo un altro posto dove andare", dice una vicina di Basel, "soffriamo così perché è la nostra terra".
No Other Land è stato girato da un collettivo di quattro registi: i già citati Basel Adra e Yuval Abraham, più il palestinese Hamdam Ballal, amico di Basel, e Rachel Szor, regista israeliana con base a Gerusalemme.
Le loro riprese si estendono tra l'estate del 2019 e ottobre 2023. Si sono concluse quindi a ridosso dell'attacco di Hamas e della conseguente reazione israeliana, ancora in corso al momento in cui scriviamo. Ma il film, seguendo i ricordi di Basel, incorpora molti video registrati precedentemente da lui o da persone a lui vicine, con telefoni cellulari e piccole videocamere. No Other Land è un repertorio impressionante, mai visto prima, di azioni repressive ai danni di una comunità inerme che trova i modi per resistere, ricostruire, non reagire con la violenza. Ha un valore altissimo di testimonianza, anche retrospettiva. Si accumulano nel film sequenze "rubate", non programmate ma dettate dall'agenda militare: qualcuno corre con una camera in mano, per assicurare le prove di un sopruso e cercare al tempo stesso di schivare i proiettili. È quasi sempre Basel, a correre, col fiato corto e l'adrenalina di chi sa di mettere a rischio la propria vita. È l'immagine stessa, lo stilema, del caos e della violenza che il conflitto israelo-palestinese continuano a propagare da decenni.
Alle riprese delle demolizioni e delle incursioni militari sul territorio il film alterna stilemi narrativi semplici: momenti di re-enactement, riflessione condivisa tra Basel e Yuval, situazioni domestiche, pasti condivisi, le pause prima di addormentarsi, sempre in allerta per una possibile incursione di mezzi cingolati e truppe armate. Il semplice contrasto, paradossale, tra le esistenze di questi due coetanei e la forza - o forse meglio sarebbe dire la capacità - d'immedesimazione fa tutto il resto, al di qua dello schermo ("come ti sentiresti se distruggessero casa tua?" chiede Yuval in ebraico ai connazionali incursori). L'immedesimazione è ciò che in cui sperano i due amici e colleghi, e i loro due co-registi: continuare a mostrare, scrivere, testimoniare, per provocare in una reazione, oltre la commozione. Perché chi guarda possa sentirsi chiamato in causa. Per cambiare le cose. Tra i molti premi raccolti lungo il 2024, No Other Land ha vinto l' Audience Award e il Panorama Documentary Award alla Berlinale ed è stato votato Miglior documentario europeo agli EFA 2024. È in shortlist nella categoria documentari agli Academy Awards 2025 TORNA ALLA HOME PAGE
APPELLO
100x100GAZA è un’iniziativa straordinaria di solidarietà nata per rispondere in modo concreto e collettivo alla catastrofe umanitaria che da oltre un anno e mezzo devasta la
popolazione di Gaza.
Di fronte alla distruzione e alla sofferenza, crediamo che la solidarietà attiva sia non solo un dovere morale, ma anche un atto di resistenza. L’obiettivo è raccogliere 100.000 euro
attraverso 100 iniziative in 100 ore consecutive, dal 9 aprile alle 20:00 alla mezzanotte del 13 aprile 2025.
Mettersi in ascolto
e riedificare insieme il futuro di Gaza
La tregua traballante è durata meno di due mesi, prima che i bombardamenti israeliani su Gaza ricominciassero. L’entità sionista—rinfrancata dall’erratica presidenza Trump—riprende con la medesima ferocia il progetto di genocidio “palese” che da Ottobre 2023 grava sui palestinesi della striscia. In Cisgiordania tutto come prima: la pressione dell’occupazione e le sguaiate scorribande dei coloni non si sono mai interrotte. Questo nuovo sviluppo non ci sorprende. Abbiamo imparato a leggere la postura criminale di Netanyahu e la sua banda: un’accolita di fascisti impenitenti, assetati di sangue e territorio palestinese. Sappiamo che continueranno impunemente nel loro progetto di genocidio. Sta a noi fare ogni sforzo per mandare a monte il loro piano, restando come sempre in ascolto delle sorelle e dei fratelli di Gaza, adattando il nostro contributo alle necessità che ci segnalano quotidianamente. In questo nuovo scenario, sebbene il nostro obiettivo resta “riedificare insieme il futuro di Gaza”, siamo costrette a mantenere attiva l’emergenza, per arginare l’impatto devastante che la rinnovata aggressione in corso sta avendo sulla striscia di Gaza e nei territori occupati.
La campagna 100x100GAZA orienterà la sua azione con la dovuta flessibilità, calibrando responsabilmente le priorità di intervento in relazione al dispiegarsi degli eventi. Manterremo queste pagine aggiornate per condividere le informazioni che ci arrivano dal territorio, animat* da quell’amore che non finirà mai.
A Gaza è attivo da oltre un decennio il Centro italiano di scambio culturale Vik. Un luogo aperto a tutte e a tutti che ha permesso a centinaia di giovani e giovanissim* di trovare lo spazio per sperimentare e orientarsi durante la fase della crescita. Un posto libero e aperto alle contaminazioni, dove poter decidere in autonomia il proprio destino, senza imposizioni dall’alto. Attualmente, lo spazio fisico che a Gaza City ospita il Centro italiano di scambio culturale Vik è inagibile. Nella migliore delle ipotesi servirà un importante investimento per renderlo funzionante, sebbene il palazzo che lo ospita sia miracolosamente rimasto in piedi. È una mancanza che si fa sentire. Le donne e gli uomini con cui collaboriamo a Gaza, infatti, ci dicono che è urgente allestire uno spazio comune nel quale ricominciare. Un punto d’incontro vero e proprio, dove far convergere e mettere in risonanza le varie attività che le cooperanti e i cooperanti di ACS, anche grazie alla raccolta di donazioni SOS GAZA ed EMERGENZA GAZA, hanno faticosamente portato avanti in questi mesi terribili. La situazione sul campo resta grave e suscettibile di cambiamenti radicali e improvvisi, ma bisogna andare avanti. La richiesta delle nostre sorelle e dei nostri fratelli palestinesi non è solo da prendere in considerazione, ma da sostenere con tutte le nostre forze.
Con l’appello 100x100GAZA intendiamo raccogliere i fondi necessari a sostenere la gente di Gaza nella riedificazione sociale e materiale della propria comunità. Il nostro obiettivo, anche grazie alle iniziative che verranno messe in campo, è quello di riattivare il Centro italiano di scambio culturale Vik, mantenendo comunque attivi i progetti emergenziali in corso. Sarà un percorso “in progress”, durante il quale orienteremo le scelte in funzione delle richieste che arrivano da Gaza, adattando l’intervento alle condizioni sul terreno. Non sappiamo quale sarà il futuro di Gaza, ma siamo convint* che la motivazione è il primo mattone della ricostruzione: la scintilla che rimette in moto la speranza.
Invitiamo tutte e tutti a lavorare con noi affinché la popolazione di Gaza non solo possa continuare a resistere, ma riesca ad ottenere gli strumenti sociali e materiali per riedificare autonomamente il proprio avvenire
Coltiviamo insieme la solidarietà